Divorzio e coabitazione “forzata”

Divorzio e coabitazione forzataIn caso di richiesta di divorzio a seguito di separazione dei coniugi, spetta alla parte che ha interesse a far valere la riconciliazione dimostrare che la stessa si è verificata dopo la separazione, portando in giudizio una prova che deve essere piena e incontrovertibile.

Gli effetti della separazione cessano solo quando le parti riprendono a coabitare, senza che rilevino però a tal fine, incontri occasionali e di frequentazione, quando questi non sono sintomatici della ripresa del rapporto anche dal punto di vista morale e spirituale.

In particolare, deve escludersi una avvenuta conciliazione tra i coniugi in caso di coabitazione “forzata” (ad esempio nel caso in cui un coniuge non lasci la casa coniugale resistendo a istanze cautelari d’urgenza dell’altro coniuge), non indicativa di un’effettiva ripesa della vita materiale e spirituale.

E’ quanto afferma la Cassazione Sezione I Civile con ordinanza 36176/2021 (scarica qui il provvedimento integrale).

Spese universitarie (tendenzialmente) ordinarie

Spese università non straordinarieLa S.C. di Cassazione, Sezione I civile, con sentenza 34100 del 12.11.2021 ha dichiarato che le spese per l’istruzione universitaria di un figlio non hanno la qualifica di spese straordinarie.

Devono infatti intendersi spese “straordinarie” quelle che, per la loro rilevanza, la loro imprevedibilità e la loro imponderabilità esulano dall’ordinario regime di vita dei figli, cosicché la loro inclusione in via forfettaria nell’ammontare dell’assegno, posto a carico di uno dei genitori, può rivelarsi in contrasto con il principio di proporzionalità sancito dall’art.155 cod. civ. e con quello dell’adeguatezza del mantenimento, nonché recare grave nocumento alla prole, che potrebbe essere privata, non consentendolo le possibilità economiche del solo genitore beneficiario dell’assegno “cumulativo” (Cass., Sez. I, 8/06/2012, n. 9372).

Recentemente la S.C. aveva anche già affermato che «in materia di rimborso delle spese c.d. straordinarie sostenute dai genitori per il mantenimento del figlio, occorre in via sostanziale distinguere tra:

  1. gli esborsi che sono destinati ai bisogni ordinari del figlio e che, certi nel loro costante e prevedibile ripetersi, anche lungo intervalli temporali, più o meno ampi, sortiscono l’effetto di integrare l’assegno di mantenimento e possono essere azionati in forza del titolo originario di condanna adottato in materia di esercizio della responsabilità in sede di separazione, scioglimento, cessazione degli effetti civili, annullamento, nullità del matrimonio ovvero all’esito di procedimenti relativi ai figli nati fuori del matrimonio, previa una allegazione che consenta, con mera operazione aritmetica, di preservare del titolo stesso i caratteri della certezza, liquidità ed esigibilità;
  2. le spese che, imprevedibili e rilevanti nel loro ammontare, in grado di recidere ogni legame con i caratteri di ordinarietà dell’assegno di contributo al mantenimento, richiedono, per la loro azionabilità l’esercizio di un’autonoma azione di accertamento in cui convergono il rispetto del principio dell’adeguatezza della posta alle esigenze del figlio e quello della proporzione del contributo alle condizioni economico patrimoniali del genitore onerato in comparazione con quanto statuito dal giudice che si sia pronunciato sul tema della responsabilità genitoriale a seguito di separazione, divorzio, annullamento e nullità del vincolo matrimoniale e comunque in ordine ai figli nati fuori dal matrimonio» (Cass., Sez. I, 13/01/2021, n. 379).

Secondo la S.C., pertanto è errato escludere puramente e semplicemente le spese per l’istruzione universitaria del figlio dalle spese ordinarie senza che ne siano evidenziati i caratteri imprevedibilità ed imponderabilità che contribuiscono ad includerle le spese straordinarie.

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Il marchio Milan non può essere registrato a livello internazionale

milan vs milan marchioSecondo il Tribunale UE il marchio della A.C. Milan S.p.A. non può essere registrato a livello internazionale poiché il marchio denominativo tedesco milan®, risulta già depositato nel 1984, e registrato nel 1988, da una società tedesca che commercializza servizi di cancelleria, la InterES Handels-und Dienstleistungs Gesellschaft mbH & Co KG.

Nel 2017 la società rossonera ha presentato domanda di registrazione del marchio all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO).

InterES si è opposta alla registrazione del marchio di AC Milan che ha poi interposto opposizione avanti al Tribunale dell’Unione Europea.

La Corte con sentenza 10.11.2021 nel caso T-353/20 ha respinto il ricorso del club rossonero sottolineando che l’elevata somiglianza fonetica e visiva dei due marchi comporta un rischio di confusione da parte dei consumatori.

Leggi qui il provvedimento del Tribunale UE e scarica qui il relativo comunicato stampa.

Sull’affissione del crocifisso nelle scuole

crocifisso nelle scuoleLe Sezioni Unite della S.C. con sentenza 24414/2021 del 9.9.2021, pronunciando su questione di massima di particolare importanza, hanno affermato i seguenti principi di diritto.

In base alla Costituzione repubblicana, ispirata al principio di laicità dello Stato e alla salvaguardia della libertà religiosa positiva e negativa, non è consentita, nelle aule delle scuole pubbliche, l’affissione obbligatoria, per determinazione dei pubblici poteri, del simbolo religioso del crocefisso.

L’art. 118 del r.d. n. 965 del 1924, che comprende il crocefisso tra gli arredi scolastici, deve essere interpretato in conformità alla Costituzione e alla legislazione che dei principi costituzionali costituisce svolgimento e attuazione, nel senso che la comunità scolastica può decidere di esporre il crocefisso in aula con valutazione che sia frutto del rispetto delle convinzioni di tutti i componenti della medesima comunità, ricercando un “ragionevole accomodamento” tra eventuali posizioni difformi.

E’ illegittima la circolare del dirigente scolastico che, nel richiamare tutti i docenti della classe al dovere di rispettare e tutelare la volontà degli studenti, espressa a maggioranza in assemblea, di vedere esposto il crocefisso nella loro aula, non cerchi un ragionevole accomodamento con la posizione manifestata dal docente dissenziente.

L’illegittimità della circolare determina l’invalidità della sanzione disciplinare inflitta al docente dissenziente per aver egli, contravvenendo all’ordine di servizio contenuto nella circolare, rimosso il crocefisso dalla parte dell’aula all’inizio delle sue lezioni, per poi ricollocarlo al suo posto alla fine delle medesime.

Tale circolare, peraltro, non integra una forma di discriminazione a causa della religione nei confronti del docente, e non determina pertanto le conseguenze di natura risarcitoria previste dalla legislazione antidiscriminatoria, perché, recependo la volontà degli studenti in ordine alla presenza del crocefisso, il dirigente scolastico non ha connotato in senso religioso l’esercizio della funzione pubblica di insegnamento, né ha condizionato la libertà di espressione culturale del docente dissenziente.

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Genitore no-vax: possibile sospensione della capacità genitoriale

vaccino minoreIl Tribunale di Monza, con provvedimento del 22.7.2021, emesso a seguito di ricorso ex art. 709 ter c.p.c. proposto dalla madre di un minore quindicenne, per dirimere il contrasto di vedute nell’esercizio della potestà genitoriale con l’ex marito che negava il consenso alla vaccinazione anti Covid.-19 del figlio, ha dichiarato che qualora vi sia disaccordo tra i genitori sulla somministrazione del predetto vaccino al figlio minore, il giudice può sospendere temporaneamente la capacità genitoriale del coniuge dissenziente in presenza delle seguenti condizioni: 1) dati oggettivi sulla gravità e sulla diffusione del virus; 2) efficacia del vaccino sulla base di dati scientifici univoci.

Il Tribunale di Monza, invocando un concreto pericolo per la salute del minore, e tenuto conto del giudizio di efficacia della comunità scientifica sui vaccini, ha autorizzato l’inoculazione del vaccino anti covid-19 con ciò di fatto sospendendo temporaneamente la responsabilità del genitore dissenziente.

Nel caso in questione, inoltre l’opposizione del padre interveniva nonostante la volontà espressa del figlio quindicenne a sottoporsi alla vaccinazione.

Il giudice ha valutato anche la volontà del figlio minorenne ai sensi dell’ art. 3, legge n. 219/2017 in quanto il consenso informato al trattamento sanitario del minore è espresso o rifiutato dagli esercenti la responsabilità genitoriale tenendo conto anche della volontà della persona minore, in relazione alla sua età e al suo grado di maturità, e avendo come scopo la tutela della salute psicofisica e della vita del minore nel pieno rispetto della sua dignità.

Scarica qui la massima del provvedimento.